Immanuel Kant venne fortemente influenzato dalle convinzioni religiose della famiglia, in particolare della madre, seguace del movimento pietista. Studiò nell'università della sua città natale, facendo per qualche tempo il percettore prima di diventare professore universitario. Tra il 1781 e il 1790 pubblicò le sue opere più note: critica della ragion pura, critica della ragion pratica e critica del giudizio.
Le teorie educative di Kant poggiano sul suo complesso impianto filosofico delineato in maniera approfondita nelle tre critiche.
Nelle sue opere il filosofo aveva sottolineato il valore dell’attività conoscitiva dell’individuo. Egli affermava, infatti, che il mondo non è una realtà preordinata che si impone al nostro intelletto, ma è ordinato dall'attività di originaria del soggetto, ovvero dal suo pensiero. Tale convenzione portato a canta a collocare nell'esperienza l’origine dell’attività cognitiva, aderendo, seppure indirettamente, alle conclusioni del sensismo.
L’obiettivo dell’educazione, secondo il filosofo tedesco, è l’acquisizione della capacità da parte della ragione di fare da guida al comportamento, traendo da essa e la legge e la forma da cui dipende il valore morale di ogni atto, indipendentemente dalle circostanze in cui viene compiuto.Tutto deve concorrere alla realizzazione della cultura dell’animo, che coincide con la componente fisica e fisiologica delle facoltà intellettuali e spirituali. In seguito si passa all'educazione delle facoltà cognitive propriamente dette, che Kant distingue va in inferiori (sensi, immaginazione e memoria) e superiori (intelletto, ragione e giudizio). Successivamente Kant distingue la cultura generale in fisica (che a che fare con l’attività intellettuale e determina lo sviluppo dell’intelletto per mezzo della riflessione, della ricerca della verità e dell’insegnamento) e morale (relativa alla sfera etico-morale proprio propriamente detta). A proposito dell’insegnamento egli sottolineava il valore dell’attività conoscitiva diretta da parte del soggetto, chiamato a divenire responsabile delle proprie scelte e azioni. Non a caso, infatti, suggeriva agli insegnamenti di adottare nelle loro lezioni il metodo socratico, basato sull'interazione continua tra docente e allievo, preferendolo al tradizionale metodo meccanico-catechetico, basato sulla successione di domande e risposte a opera del maestro, utile solo ad allenare la memoria e valido esclusivamente per le materie nozionistiche.
Kant si concentrò, dunque, in particolare su quella che definì la cultura generale e morale dell’individuo, ovvero sulla sua formazione morale, intesa come la capacità del soggetto di scegliere autonomamente tra il bene e il male.
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