mercoledì 1 aprile 2020

Verifica fine capitolo antropologia

1) FISSA I CONCETTI
  1. Le società a oralità primaria sono quelle società che rifiutano, per vari morivi, l'utilizzo della scrittura
  2. Gli stili cognitivi si dividono in maniera netta e radicale tra stile cognitivo globale e stile cognitivo articolato
  3. Che cosa sostiene Bronislaw Malinowski a proposito del potere della parola presso i Trobriand? Che in determinate culture le parole hanno un potere speciale come se "il dire fosse quasi un fare"
  4. In che senso la televisione è un mezzo culturale influente? Nel senso che essa non viene influenzata dalle diverse culture, ma è ovunque uno strumento neutrale
  5. Il tempo puntiforme è quello in cui i riferimenti temporali sono associati a eventi naturali o sociali
2) APPRENDI IL LESSICO
  • PENSIERO ASTRATTO pensiero non materiale e non semplice
  • TECNICHE MNEMONICHE tecniche per imparare a memoria

4) COSTRUISCI L'ARGOMENTAZIONE

  1. Alla fine degli anni Sessanta del 900 Berlin e Kay confrontarono le terminologie cromatiche in ventisei lingue diverse
  2. Più una cultura è sviluppata e complessa, più il suo vocabolario cromatico è ricco. Più una cultura è semplice, il più vocabolario cromatico è povero
  3. Secondo Berlin e Kay, in base alle loro ricerche, tutti gli esseri umani sono in grado di percepire tutte le gradazioni del colore ma esse vengono espresse in una quantità di termini diversa in base alla cultura
  4. Accertarono che il numero dei termini presenti in ciascuna lingua variava da un minimo di due a un massimo di undici. Chiamarono termini "di base" quelli che esprimono fenomeni percettivi immediatamente comprensibili
  5. Un'obiezione sollevata al lavoro di Berlin e Kay riguarda la distinzione tra cultura semplice e cultura complessa

domande antropologia


1. Con la società a oralità primaria non conoscevano alcuna forma di scrittura e oggi non esistono

2. Levi Strauss pensa non sia privo di aspetti speculativi, riflessivi e teoretici
     
3. Inca dei Perù e Dahomey, con sassolini,corde, bastoncini, ma non con segni
       
4.Tecniche mnemoniche, espressioni fisse, stereotipate e ripetitive


1. Indica quali sono le potenzialità intellettive universalmente presenti negli esseri umani.
    Scrittura, memoria e conservazione, linguaggio

2.  Globale: totalità del fenomeno considerato per giungere alla particolarità
    Articolazione: singoli elementi, per risalire alla totalità

3. Il potere viene dai nomi e nel modo in cui vengono chiamati.


1. Influenza le relazioni, aspirazioni e la loro immaginazione

2. L’etnoscienza comprende lo studio delle differenti culture, organizzano le proprie conoscenze del mondo naturale (vegetale e animale)

3.L’attribuzione è influenzata dai fattori in relazione alla complessità culturale e tecnologica della cultura

Pensare, comunicare, classificare (Antropologia)

 LA CLASSIFICAZIONE DEL MONDO

Tutti i popoli possiedono una conoscenza più o meno ricca e complessa dell’ordine della natura. E tutti hanno qualche teoria sul suo disordine. Queste teorie spiegazioni, ovviamente non sono identiche.
Gli antropologi che si sono dedicati allo studio di questo argomento nei contesti culturali più diversi definiscono la loro specializzazione con il termine di etnoscienza.
 L’etnoscienza è lo studio di come le differenti culture organizzano le proprie conoscenze del mondo naturale. Tali conoscenze e concezioni non sono casuali e frammentarie, ma possiedono gradi di sistematicità e di coerenza spesso notevoli, sebbene differenti e meno ‘esatti’ di quelli elaborati dalla scienza moderna.

I Waiwai, orticoltori dell’Amazzonia, considerano il fegato di certi animali un vegetale, in quanto la sua forma assomiglia a quella delle foglie di certi alberi. Di conseguenza essi ritengono che le donne, cui è vietato il consumo di carne procurata mediante la caccia di animali abbattuti con l’uso delle armi, possano cibarsene. Il divieto del consumo della carne da parte delle donne e per i Waiwai un tabù che fa paté di un sistema più ampio di divieti riguardanti l’uso delle armi e la partecipazione alla caccia alla guerra da parte degli individui di sesso femminile. Alla fine degli anni Sessanta, due antropologi americani, Brent Berlin e Paul Kay, confrontarono le terminologie cromatiche presenti in ventisei lingue diverse. Accertarono così che il numero dei termini presenti in esse variava da un minimo di due, come in alcune lingue della Nuova Guinea, a un massimo di undici, come in certe lingue europee. Questi termini fondamentali o <<di base>>, come Berlin e Kay li chiamarono sono quelli che riflettono fenomeni di percezione del colore senza bisogno di ulteriore specificazione per essere compresi.
  • Tutti gli esseri umani sono in grado di percepire tutte le gradazioni del colore.
  • La terminologia cromatica di base si sviluppa secondo una linea precisa. In tutti i sistemi che per esempio possiedono solo due termini, questi sono sempre <<chiaro>> e <<scuro>>, in quelli che ne hanno tre, invece <<bianco>>, <<nero>>, e poi <<rosso>> ecc.
  • Il numero dei termini di base impiegati da una lingua per indicare I colori sarebbe in relazione con la complessità culturale e tecnologica della cultura in questione, per cui più una cultura è semplice più il suo vocabolario cromatico è povero, mentre culture particolarmente complesse rivelerebbero l’esistenza di un numero elevato di termini cromatici di base.

Pensare comunicare e classificare (Antropologia)

SCRITTURA, ORALITÀ E MEMORIA

La diffusione della scrittura ha inciso fortemente sul modo di pensare degli esseri umani. Prima della scrittura le tecniche di conservazione della memoria erano ben diverse. Dove non c’è scrittura possono esistere tecniche mnemoniche esterne alla parola, come ad esempio sassolini, bastoncini e cordicelle; essi non sono utili per ricordar sequenze argomentati e molto lunghe. 

Laddove la scrittura è assente, l’unico modo per ricordare lunghe sequenze argomentative è pensare per “moduli mnemonici”. Questo modo di trasmettere la memoria e le conoscenze si riflette sul tipo di memoria e di conoscenza stessa che viene trasmessa. Dove non ci sono testi scritti ci si può solo affidare alla parola.

Un effetto di questo modo di trasmettere la memoria è che esso tende a produrre effetti omeostatici: cioè tende a eliminare tutto ciò che ha interesse per il presente. Il termine “omeostatico” indica un processo attraverso cui un sistema tende a mantenersi in equilibrio attraverso dei meccanismi di autoregolazione.

La scrittura consente di sviluppare un pensiero più ampio di quello legato all'oralità, perché permette di entrare più rapidamente in contatto con molteplici punti di vista, d confrontarli in maniera sistematica e di elaborare nuove proposizioni a partire da quelle esistenti. Essa ci rende capaci di elaborare un linguaggio meno compreso entro i limiti del nostro piccolo mondo linguistico, il quale è adattato a cogliere le sfumature della vita quotidiana.

 I MEDIA E LA NUOVA COMUNICAZIONE GLOBALE


Dagli anni Settanta de secolo scorso in poi si è assistito una grande diffusione dei media su scala planetaria. La televisione è rapidamente giunta un po' ovunque, persino in quei luoghi della Terra in cui non arriva l’elettrica. La televisione è un mezzo facilmente accessibile e di amplissima portata. Per questo motivo essa è un mezzo culturalmente influente. La televisione è la ‘regina’ dei media, nell'epoca attuale. 
I media, e la televisione su tutti, sono fattori attivi nel processo di produzione e di cambiamento culturale. La riflessione di Marshall McLuhan ruota intorno all'ipotesi secondo cui i media prevedono i comportamenti indipendente dai contenuti dell’informazione. Secondo lui: “il mezzo è il messaggio”. 

In Italia, negli anni Cinquanta-Sessanta, la TV fu un mezzo di ampia diffusione delle informazioni di programmi educativi, anche per persone analfabetiche. Con il tempo non ha solo standardizzato il linguaggio, non solo lo ha semplificato, ma anche gesti e modi di appratire sono ormai molto spesso suggeriti dalla televisione. Tutto ciò ha molto influenza sul modo di comunicare degli esseri umani.

Pensare comunicare e classificare (Antropologia)


IL PENSIERO: CONCRETO E ASTRATTO

Il pensiero concreto/astratto è un’ opposizione che distingue due modi di costruire e organizzare le conoscenze sul mondo: il primo modo ha come fondamento l’esperienza mentre il secondo elabora generalizzazioni e concetti al di là delle proprietà fisiche.
Tutti gli esseri umani sono più o meno dotati delle stesse capacità sensoriali e intellettuali e, se vi sono differenze tra loro, queste manifestano all’interno di tutte le culture e non tra le culture.
I primi europei che si accostavano a quelli che una volta erano chiamati «popoli primitivi» erano colpiti dal fatto che molti di loro avessero sistemi di numerazione che non superavano poche unità. In seguito li stupì anche l’assenza, presso molti popoli, di un concetto astratto di spazio e di tempo.

COMUNICAZIONE ORALE E COMUNICAZIONE SCRITTA

Non esiste ormai società che ignori l'esistenza della scrittura. Tuttavia, anche dove la scrittura è presente ovunque, la comunicazione ordinaria si svolge per lo più in forma orale. Il nostro modo di esprimerci oralmente è, infatti, guidato da un pensiero che si fonda sull'assimilazione della scrittura.
Fino a non molto fa esistevano ancora le cosiddette società a «oralità primaria». Si trattava di società che, indipendentemente dal loro grado di complessità sul piano politico, economico e amministrativo, non conoscevano alcuna forma di scritturaOggi la società a «oralità primaria» non esistono più. 

Fino al terzo millennio a.C. l'umanità non conosceva la scrittura, la quale fece la sua comparsa, nell'area mesopotamica e nelle aree limitrofe. La scrittura vera e propria comparve in Mesopotamia, con il popolo dei sumeri, ed è conosciuta come scrittura cuneiforme, perché il segno base, una form a cuneo, era combinato con altri simili per formare le parole.
Siamo abituati a leggere e a scrivere, non ci rendiamo conto di quanto peso abbia la scrittura nel nostro modo di comunicare. 


 QUESTIONI DI INTELLIGENZA

Tutti gli esseri umani possiedono analoghe potenzialità intellettuali; però tali potenzialità possono prendere direzioni diverse a seconda del contesto sociale e culturale. Vi sono alcune capacità universalmente distribuite in tutti gli esseri umani non colpiti da patologie o disturbi particolari:

  • ASTRAZIONE capacità di isolare un aspetto da un complesso di elementi
  • CATEGORIZZAZIONE capacità di raggruppare gli elementi in gruppi o classi
  • DEDUZIONE capacità di passare dal generale allo specifico
  • INDUZIONE capacità di procedere dallo specifico al generale
Gli esseri umani, come ben sappiamo, non attivano tali processi in un contesto “vuoto”, bensì in un contesto fatto di modelli culturali condivisi, trasmessi, selezionati, ecc...
Si dice pertanto che la capacità universali vengono adattate a diverse strategie funzionali, le quali dipendono da fattori sociali, culturali, psicologici, affettivi... Infatti se viene fatto un test a degli individui, essi rispondono a “strategie funzionali” diverse. Tali strategie non solo variano da un contesto culturale all’altro, ma variano anche da soggetto a soggetto all’interno della stessa cultura, a seconda dell’appartenenza a una determinata classe sociale, del livello d’istruzione, quando non di una predisposizione del tutto personale.
La diversa reazione a un test interculturale è anche stata fatta risalire a stili cognitivi differenti. Gli antropologi hanno usato questa espressione per denotare il diverso modo in cui individui provenienti da ambiti culturali diversi si rapportano al mondo sul piano cognitivo.Si dice che lo stile cognitivo può oscillare, in misura diversa, tra due estremi ideali: 

  •  uno stile cognitivo globale 
  •  uno stile cognitivo articolato.

 PAROLA E MONDO
In assenza di scrittura, le parole non hanno un’esistenza duratura. Esse non sono cioè visibili bensì solo degli “eventi”, nel senso che vengono pronunciate in un tempo preciso e con esso svaniscono.
Questo non significa che gli appartenenti a società fortemente orali non abbiano memoria ben salda. Semmai è il contrario, poiché essi costruiscono i loro discorsi e i loro racconti mediante l’uso di clausole e ripetizioni grazie alle quali riescono a ricordare cose che per un individuo alfabetizzato sono spesso impossibili da ricordare senza l’aiuto di una traccia scritta.
Nelle culture fortemente orali la pregnanza delle parole, cioè la loro efficacia, pare essere legata al momento in cui le parole stesse sono pronunciate.