Le diverse prospettive di indagine del comportamento malvagio mettono in evidenza la complessità e la difficoltà del rapporto con l'Altro che caratterizza la specie umana. Ai nostri giorni questa problematicità si esprime in forme non meno drammatiche di quelle del passato ed è particolarmente visibile quando entrano in gioco appartenenze culturali diverse. Lo straniero, l'Altro etnicamente, culturalmente e psicologicamente tanto differente da noi, suscita emozioni, pensieri e azioni che invece di andare nella direzione di una pacifica e costruttiva convivenza scatenano conflitti e reazioni ostili.
Tra i temi principali di analisi spiccano, oltre a quelli già consolidati sul pre-giudizio, quelli sulle incompatibilità tra le culture occidentali ed extraco-munitarie; per esempio, la concezione del tempo (efficientistica o religiosa), il modo di vivere gli spazi pubblici (funzionale alle attività o alla socializza-zione), la concezione del sapere (laddove il primato della scolarizzazione si oppone a quello della cultura orale e dello scambio intergenerazionale). Altrettanto rilevanti sono gli studi.che tracciano un profilo della città multi-culturale come un luogo di non-incontri.
Tra le modalità di questo "non-incontro", Bauman sottolinea l'evitamento del contatto visivo, il vedere senza guardare o il gettare un'occhiata superficiale in modo da non attivare alcuna comunicazione.
Secondo Baudrillard sembra che non si possa fare a meno di produrre l'Altro, un gruppo, una categoria, una diversità qualunque, proprio perché si nega la sua irriducibilità. Come dire che non potendo cancellare l'Altro dalla nostra vita e dal nostro spazio mentale lo si produce a oltranza con le categorie del pensiero fino a desensibilizzarsi.
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